RASSEGNA GIURISPRUDENZA – RIVISTA 231

 

 

Si segnala che alla pagina

http://www.rivista231.it/Legge231/Giurisprudenza.asp

 

è accessibile a tutti una interessante rassegna di giurisprudenza in materia 231 curata dall’autorevole rivista

RIVISTA 231

 

 

Se ne riportano gli estremi.

Per una consultazione integrale accedere all’area riservata della RIVISTA previo ABBONAMENTO

 

24 aprile 2013 (c.c. 21 marzo 2013) n. 18603 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione IV penale (oggetto di sequestro preventivo può essere anche un’intera azienda ove sussistano indizi che anche taluno soltanto dei beni aziendali, proprio per la sua collocazione strumentale, sia utilizzato per la consumazione del reato, a nulla rilevando la circostanza che l’azienda svolga anche normali attività imprenditoriali – i principi di proporzionalità, adeguatezza e gradualità, dettati dall’art. 275 c.p.p. per le misure cautelari personali, devono ritenersi applicabili anche alle misure cautelari reali e devono costituire oggetto di valutazione preventiva e non eludibile da parte del giudice nell’applicazione delle cautele reali, al fine di evitare un’esasperata compressione del diritto di proprietà e di libera iniziativa economica privata – qualora una misura cautelare reale trovi applicazione, il giudice deve motivare adeguatamente sulla impossibilità di conseguire il medesimo risultato della misura cautelare reale con una meno invasiva misura interdittiva)

21 marzo 2013 (c.c. 19 marzo 2013) n. 13061 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione VI penale (condizioni per l’applicazione delle misure cautelari interdittive – profitto di rilevante entità – il profitto di cui all’art. 13 del d.lgs. 231/2001 non corrisponde alla nozione di profitto cui si riferiscono le disposizioni in materia di confisca – il profitto di cui all’art. 13 ha la funzione di selezionare i casi più gravi da punire con le sanzioni maggiormente afflittive per l’ente sicché è estranea a tale fine una nozione di profitto intesa come utile netto effettivo, dovendo optarsi per un concetto di profitto dinamico, più ampio, che arrivi a ricomprendere vantaggi economici ulteriori, comunque conseguenti alla realizzazione dell’illecito – il profitto riveniente alla società dai reati contro la pubblica amministrazione è determinabile in via indiziaria ai fini dell’art. 13 in una ragionevole percentuale del valore della commessa illecitamente acquisita – deve comunque trattarsi di profitto che la società abbia, sia pure a livello di gravità indiziaria, concretamente “tratto” ovverosia incamerato dal reato – in fase cautelare occorre non la prova piena bensì i gravi indizi dell’incameramento ma a tale fine non può comunque bastare la mera individuazione di crediti in ordine ai quali, per definizione, è escluso l’effettivo conseguimento del dovuto)
7 marzo 2013 (c.c. 5 marzo 2013) n. 10903 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione VI penale (ordinanza cautelare nei confronti dell’ente – motivazione c.d. per relationem sul compendio indiziario dei reati con richiamo al contenuto dell’ordinanza applicativa della misura cautelare personale facente parte di altro procedimento – difetto di motivazione dell’ordinanza cautelare nei confronti dell’ente, rimasto non sanato in appello, in ordine alle contestazioni sollevate dalla difesa a proposito della sussistenza dei gravi indizi dei fatti di reato costituenti il presupposto del contestato illecito amministrativo – considerato che l’art. 45 del D.Lgs. 231/2001 richiama espressamente l’art. 292 c.p.p., il quale a sua volta prevede, a pena di nullità, che l’ordinanza cautelare contenga, fra l’altro (comma 2, lett. c-bis), l’esposizione dei motivi per i quali sono stati ritenuti non rilevanti gli elementi forniti dalla difesa, e che il modello procedimentale cui s’ispira l’art. 47 del D.Lgs. 231/2001 è quello a contraddittorio anticipato, a fronte della contestazione del quadro indiziario delineato nell’ordinanza cautelare personale, il mero rinvio al contenuto di questa, fatto dal Gip e lasciato invariato dal Tribunale, non può più assolvere all’onere motivazionale richiesto dal sistema)
22 febbraio 2013 (c.c. 16 novembre 2012) n. 8740 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione II penale (in caso di reati plurisoggettivi il sequestro preventivo per equivalente può incidere indifferentemente tanto sui beni dell’ente che ha tratto vantaggio dal reato quanto sui beni della persona fisica che ne è autore materiale, interessando ogni concorrente anche per l’intero profitto ove non sia possibile stabilire l’entità dell’arricchimento individuale ma risulti la corresponsabilità di tutti nell’illecito, con l’unico limite che il vincolo cautelare non può eccedere il valore complessivo del profitto – il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente, avendo natura provvisoria, può interessare indifferentemente ciascuno dei concorrenti anche per l’intera entità del profitto accertato, anche se poi il provvedimento definitivo di confisca, rivestendo invece natura sanzionatoria, non può essere duplicato o comunque eccedere nel quantum l’ammontare complessivo dello stesso profitto – ai fini della ripartizione interna tra correi della cautela reale, il sequestro preventivo ha natura provvisoria, essendo strumentale alla futura esecuzione della confisca, e può pertanto essere disposto, per l’intero (e, cioè, fino all’entità del profitto complessivo), nei confronti di ciascuno degli indagati, a differenza della confisca, istituto di natura sanzionatoria che non può in alcun caso eccedere l’ammontare del prezzo o del profitto del reato – non può escludersi in linea di principio la possibilità di sottoporre a vincolo cautelare crediti che siano certi, liquidi ed esigibili – non può escludersi nel caso concreto che, quanto meno nell`ambito di una valutazione limitata sul piano cautelare al fumus commissi delicti, che il profitto costituisca immediata e diretta conseguenza del contratto stipulato tra due società non può negarsi aprioristicamente, ai fini dell’applicazione della misura cautelare reale, che un credito che sia certo, liquido ed esigibile possa costituire un’utilità” ex artt. l9, comma secondo, e 53 D.Lgs. n. 231/2001, in quanto l’ente creditore ben potrebbe comunque cederlo a titolo oneroso e acquisire in tal modo un effettivo arricchimento patrimoniale).
10 gennaio 2013 – sentenza – Tribunale di Torino – sezione I penale – giudice dr. Giuseppe Marra (illecito amministrativo dipendente dal reato di lesioni personali aggravate – interesse o vantaggio dell’ente – sussiste il requisito dell’interesse nei casi in cui si dimostra una tensione finalistica della condotta illecita dell’autore volta a beneficiare l’ente stesso, in forza di un giudizio ex ante, ossia da riportare al momento della violazione della norma cautelare – sono imputabili agli enti solo quei comportamenti delle persone fisiche psicologicamente diretti a perseguire un interesse dell’ente e restano quindi fuori dal campo tutta una serie di violazioni derivanti dalla semplice imperizia, dalla sottovalutazione dei rischi o anche dall’imperfetta esecuzione delle misure preventive previste, in quanto non frutto di esplicite deliberazioni volitive finalisticamente orientate a soddisfare un interesse dell’ente – l’errore occasionale da parte del soggetto qualificato non può essere sufficiente a fondare la responsabilità dell’ente se non affermando l’automatismo tra esercizio delle funzioni all’interno dell’ente e perseguimento dell’ interesse dello stesso, affermazione che tuttavia violerebbe il principio di colpevolezza richiesto anche dall’art. 5 del d.lgs. 231/2001 – il requisito del vantaggio è strutturato in termini oggettivi e va verificato ex post, anche a prescindere dalla sussistenza di un profilo di colpevolezza soggettiva in capo all’autore del reato penale, ma al fine di evitare surrettizie forme di responsabilità oggettiva può configurare la responsabilità dell’ente solo ove sia al contempo riscontrabile un profilo di c.d. colpa nell’organizzazione come descritta dagli artt. 6 e 7 del d.lgs. 231/2001 giacchè appare necessario escludere dal novero delle ipotesi di responsabilità dell’ente tutti quei casi in cui un qualsivoglia vantaggio si sia realizzato in maniera del tutto fortuita)
10 gennaio 2013 (c.c. 19 settembre 2012) n. 1256 – sentenza – Corte di Cassazione sezione – III penale (il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente previsto dall’art. 19, c. 2, del D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231 nei confronti delle persone giuridiche non può essere disposto sui beni di qualsiasi natura appartenenti alla persona giuridica ove si proceda per le violazioni finanziarie commesse dal legale rappresentante della società sulla base dell’art. 1 comma 143 della legge n. 244 dei 2007, atteso che gli artt. 24 e ss. del D.Lgs. 231/2001 non prevedono i reati fiscali tra le fattispecie in grado di giustificare l’adozione del provvedimento, salva sempre l’ipotesi in cui la struttura aziendale costituisca un apparato fittizio utilizzato dal reo per commettere gli illeciti nel qual caso il reato non risulta commesso nell’interesse o a vantaggio di una persona giuridica ma a diretto vantaggio del reo attraverso lo schermo dell’ente)
15 ottobre 2012 (ud. 26 aprile 2012) n. 40380 – sentenza – Corte di Cassazione Sezione – V Penale (reati societari – false comunicazioni sociali – requisito dell’interesse della società – si tratta di una tensione che deve esperirsi in un piano di oggettività concretezza ed attualità sì da potersi apprezzare in capo all’ente pur attenendo alla condotta dell’autore del fatto persona fisica ed è indefettibile onere del giudice corredare il proprio convincimento con una qualche precisa motivazione al riguardo – la proiezione dell’intenzione decettiva verso un illecito risparmio di gravame tributario rende il fatto in via di logica astratta pur sempre riconducibile ad una (punto commendevole) persecuzione dell’interesse dell’organismo societario – adozione di modello organizzativo idoneo – è essenziale per lo scrutinio della responsabilità dell’ente la verifica dell’inadeguatezza del modello assunto)
9 ottobre 2012 (c.c. 27 giugno 2012) n. 39840 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione II Penale (confisca per equivalente del profitto del reato – la confisca del profitto del reato prevista dagli artt. 9 e 19 del d.lgs. n. 231 del 2001 si configura come sanzione principale, obbligatoria ed autonoma rispetto alle altre previste a carico dell’ente e si differenzia da quella configurata dall’art. 6, comma 5, del medesimo decreto, applicabile solo nel caso difetti la responsabilità della persona giuridica, la quale costituisce invece uno strumento volto a ristabilire l’equilibrio economico alterato dal reato presupposto, i cui effetti sono comunque andati a vantaggio dell’ente – la confisca coglie un bene la cui pericolosità è legata al collegamento con il reo o col reato sicché non c’è ragione di dover giudicare eventualmente prevalenti gli interessi tutelati dalla procedura concorsuale, dato atto che il fallito non ha più la disponibilità e l’amministrazione dei suoi beni essendo queste passate nella mani del curatore fallimentare – è ammissibile il sequestro preventivo a fini di confisca di beni in misura equivalente al profitto derivante dal reato anche quando la società cui gli stessi appartengono sia fallita ma spetta al giudice dare conto della prevalenza delle ragioni sottese alla confisca rispetto a quelle che implicano la tutela dei legittimi interessi dei creditori nella procedura fallimentare)
20 settembre 2012 n. 35999 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione II Penale (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – onere dell’ente di provare di avere adottato ed efficacemente attuato prima della commissione del fatto modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi – la mancata preventiva adozione dei modelli, in presenza dei presupposti oggettivi e soggettivi dell’essere stato il reato commesso nell’interesse o vantaggio della società e della posizione apicale dell’autore del reato, è sufficiente a costituire quella rimproverabilità di cui alla Relazione ministeriale al decreto legislativo e ad integrare la fattispecie sanzionatoria, costituita dall’omissione delle previste doverose cautele organizzative e gestionali idonee a prevenire talune tipologie criminose)
10 settembre 2012 (c.c. 31 maggio 2012) n. 34505 – sentenza – Corte di Cassazione sezione VI penale (sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato – necessità di subordinare il sequestro preventivo alla accertata sussistenza dei gravi indizi di responsabilità dell’ente – il controllo dei presupposti del sequestro limitato alla sola sussumibilità della fattispecie concreta nell’ipotesi delittuosa individuata dal pubblico ministero appare dei tutto inadeguato proprio in quanto la misura cautelare è diretta ad anticipare gli effetti di una sanzione principale – presupposto per il sequestro preventivo di cui all’art. 53 d.lgs. 231/2001 è un fumus delitti “allargato” che finisce per coincidere sostanzialmente con il presupposto dei gravi indizi di responsabilità dell’ente al pari di quanto accade per l’emanazione delle misure cautelari interdittive – i gravi indizi coincideranno con quegli elementi a carico di natura logica o rappresentativa anche indiretti che sebbene non valgono di per sé a dimostrare oltre ogni dubbio l’attribuibilità dell’illecito all’ente con la certezza propria del giudizio di cognizione tuttavia globalmente apprezzati nella loro consistenza e nella loro concatenazione logica, consentono di fondare allo stato una qualificata probabilità di colpevolezza – l’apprezzamento dei gravi indizi deve portare il giudice a ritenere l’esistenza di una ragionevole e consistente probabilità di responsabilità, in un procedimento che avvicina la prognosi sempre più ad un giudizio sulla colpevolezza, sebbene presuntivo in quanto condotto allo stato degli atti, ma riferito alla complessa fattispecie di illecito amministrativo attribuita all’ente indagato – il requisito del periculum coincide con la confiscabilità del profitto o del prezzo derivante dal reato, senza alcuna prognosi di pericolosità e il relativo accertamento riguarda esclusivamente l’individuazione e la quantificazione del profitto o del prezzo assoggettabile a confisca, secondo i criteri stabiliti dalla sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione)
29 agosto 2012 (c.c. 4 luglio 2012) n. 33371 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione III Penale (sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente – la confisca per equivalente assolve ad una funzione sostanzialmente ripristinatoria della situazione economica modificata in favore del reo dalla commissione dei fatto illecito mediante l’imposizione di un sacrificio patrimoniale di corrispondente valore a carico del responsabile e pertanto si connota per il carattere afflittivo e la consequenzialità con l’illecito proprie della sanzione penale mentre esula dalla stessa qualsiasi funzione di prevenzione che costituisce la principale finalità delle misure di sicurezza – l’istituto della confisca per equivalente non è applicabile retroattivamente – l’istituto è inapplicabile nei confronti di un soggetto diverso dall’autore del reato ex art. 27, comma 1, della Costituzione, a nulla rilevando, con riferimento alle persone giuridiche, il cosiddetto rapporto di immedesimazione organica del reo con l’ente del quale con compiti o poteri vari fa parte – la confisca per equivalente prevista dall’art. 19 del d.lgs. 231/2001 è applicabile esclusivamente con riferimento ai reati previsti dagli art. 24 e ss. tra i quali non rientrano quelli fiscali fatta salva l’ipotesi in cui la struttura societaria costituisca un apparato fittizio utilizzato dal reo proprio per porre in essere i reati di frode fiscale o altri illeciti sicché ogni cosa fittiziamente intestata alla società sia immediatamente riconducibile alla disponibilità dell’autore del reato – dalla natura sanzionatoria della confisca per equivalente consegue che non deve necessariamente sussistere un rapporto di pertinenzialità tra i beni oggetto della misura oblatoria ed il reato – il carattere sanzionatorio della confisca finalizzata a sottrarre dal patrimonio dei reo beni per un valore equivalente al profitto del reato rende irrilevante l’epoca di acquisto dei beni oggetto della misura ablatoria)
19 luglio 2012 (c.c. 27 giugno 2012) n. 29397 – sentenza – Corte di cassazione sezione II penale (sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato – truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – indebita percezione di finanziamenti pubblici agevolati – sequestro disposto fino alla concorrenza dell’importo dei contributi indebitamente percepiti – la responsabilità patrimoniale della società in relazione al profitto dei reati consumati dai suoi amministratori è del tutto autonoma ed è insensibile alle vicende societarie successive alla consumazione dei reati – l’adeguamento dei modelli organizzativi societari all’esigenza di prevenzione di ulteriori illeciti è prevista dall’art. 50 d.lgs. 231/2001 con riferimento alle sanzioni interdittive disposte ai sensi dell’ art. 45 quando le correlative esigenze cautelari risultino mancanti anche per fatti sopravvenuti non tipizzati dalla norma ovvero in presenza delle ipotesi previste dall’art. 17)
12 luglio 2012 (causa C-79/11) – sentenza – Corte di giustizia dell’Unione europea (costituzione di parte civile nei confronti di persone giuridiche chiamate a rispondere della responsabilità «amministrativa» da reato in base al regime instaurato dal decreto legislativo n. 231/2001 – le persone offese in conseguenza di un illecito amministrativo da reato commesso da una persona giuridica non possono essere considerate, ai fini dell’applicazione dell’articolo 9, paragrafo 1, della decisione quadro 2001/220/GAI del Consiglio europeo, del 15 marzo 2001, come le vittime di un reato che hanno il diritto di ottenere che si decida, nell’ambito del processo penale, sul risarcimento da parte di tale persona giuridica – l’articolo 9, paragrafo 1, della decisione quadro 2001/220/GAI deve essere interpretato nel senso che non osta a che, nel contesto di un regime di responsabilità delle persone giuridiche come quello instaurato dal decreto legislativo n. 231/2001, la vittima di un reato non possa chiedere il risarcimento dei danni direttamente causati da tale reato, nell’ambito del processo penale, alla persona giuridica autrice di un illecito amministrativo da reato)
10 luglio 2012 (ud. 18 aprile 2012) – sentenza – Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (illeciti amministrativi previsti dal Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria – abuso di informazioni privilegiate – responsabilità dell’ente – offerta pubblica di acquisto su azioni di società controllata – la volontà dall’azionista di controllo non basta a concretizzare un’informazione privilegiata, idonea ad influire in modo sensibile sui prezzi degli strumenti finanziari, ciò che presuppone la fattibilità attuale dell’operazione, distinguendola da semplici rumours speculativi – l’informazione privilegiata è l’offerta pubblica, e non il suo mero progetto, almeno finché non abbia raggiunto un rilevante grado di concretezza – elemento essenziale della condotta sanzionabile è la circostanza che l’acquisizione dell’informazione avvenga in ragione della relazione esistente tra insider ed emittente sicché chi lancia l’offerta pubblica non può considerarsi insider di se stesso in quanto egli è creatore dell’informazione indipendentemente dal possesso di cariche sociali e del controllo del capitale)
10 luglio 2012 – sentenza – Tribunale di Milano – Giudice per le Indagini Preliminari dr. D’Arcangelo (reati societari – ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza – interesse dell’ente – perseguimento di un interesse criminoso autonomo e distinguibile da quello degli imputati persone fisiche e finalizzato ad ostendere alla Autorità di Vigilanza condizioni economiche e di mercato artatamente alterate e difformi da quelle reali – modelli organizzati adottati all’epoca delle false comunicazioni inidonei a scongiurare la commissione dei delitti presupposto – condotte criminose avvenute al di fuori di qualsiasi procedura operativa approvata con esclusione di ogni forma di controllo e verifica da parte di organi di controllo interni alla società)
10 luglio 2012 – sentenza – Tribunale di Milano – Giudice per le Indagini Preliminari dr. D’Arcangelo (prescrizione – la prescrizione attinge non solo la sanzione ma anche l’illecito amministrativo in quanto il riferimento alla consumazione del reato e l’indicazione di specifici atti interruttivi che precedono il processo rendono evidente come il fenomeno estintivo riguardi l’intera fattispecie di responsabilità da reato dell’ente e non già meramente le sue conseguenze sanzionatorie – pluralità di illeciti – la pluralità di illeciti ricorre allorché gli stessi siano commessi all’interno del medesimo settore organizzativo della società, nello svolgimento della medesima attività e prima che per uno di essi sia pronunciata sentenza anche non definitiva – in caso di pluralità di illeciti il termine di prescrizione decorre dalla consumazione di ogni singolo illecito e non già dalla consumazione dell’ultimo episodio avvinto dalla fattispecie – reati societari – ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza – interesse dell’ente – perseguimento di un interesse criminoso autonomo e distinguibile da quello degli imputati persone fisiche e finalizzato ad ostendere alla Autorità di Vigilanza condizioni economiche e di mercato artatamente alterate e difformi da quelle reali – modelli organizzati adottati all’epoca delle false comunicazioni inidonei a scongiurare la commissione dei delitti presupposto – condotte criminose avvenute al di fuori di qualsiasi procedura operativa approvata con esclusione di ogni forma di controllo e verifica da parte di organi di controllo interni alla società)
5 luglio 2012 (c.c. 17maggio 2012) n. 26188 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione VI Penale (sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato – il profitto del reato presuppone l’accertamento della sua diretta derivazione causale dalla condotta dell’agente – nei casi in cui la condotta truffaldina si inserisce nell’ambito di un rapporto contrattuale non illecito in se stesso occorre differenziare sulla base di specifici e puntuali accertamenti il vantaggio economico derivante direttamente dal reato (profitto confiscabile) e il corrispettivo incamerato per una prestazione lecita eseguita in favore della controparte (profitto non confiscabile) e da questa accettata – è inaccettabile assimilare il cattivo adempimento della prestazione contrattuale al carattere penalmente illecito delle entrate da essa derivanti)
4 luglio 2012 (c.c. 14 giugno 2012) n. 25774 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione III Penale (reati di frode fiscale – inapplicabilità della confisca per equivalente nei confronti di una persona giuridica al di fuori delle fattispecie criminose previste dal decreto legislativo n. 231 dei 2001 a nulla rilevando il rapporto di immedesimazione organica del reo con l’ente del quale con compiti o poteri vari fa parte né il vantaggio derivato all’ente dalla commissione del reato – la confisca per equivalente è applicabile altrimenti nell’ipotesi in cui la struttura societaria costituisca un apparato fittizio utilizzato dal reo proprio per porre in essere i reati di frode fiscale o altri illeciti sicché ogni cosa fittiziamente intestata alla società sia immediatamente riconducibile alla disponibilità dell’autore del reato)
31 maggio 2012 (c.c. 22 febbraio 2012) n. 20976 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione II penale (sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente del profitto del reato non soltanto nei confronti della società che ha beneficiato del prezzo o del profitto del reato ma anche delle persone fisiche che hanno concorso nella sua commissione – il sequestro può incidere contemporaneamente od indifferentemente sui beni dell’ente che dal medesimo reato ha tratto vantaggio e su quelli della persona fisica che lo ha commesso – il sequestro sui beni della persona fisica non richiede per la sua legittimità la preventiva escussione del patrimonio della persona giuridica nell’interesse della quale il reato è stato commesso – il sequestro può interessare indifferentemente ciascuno dei concorrenti anche per l’intera entità del profitto accertato anche se l’espropriazione non può essere duplicata o comunque eccedere nel quantum l’ammontare complessivo dello stesso – nozione di profitto del reato – distinzione fra il “reato contratto” cioè il caso in cui vi è una vera a propria immedesimazione del reato con il negozio giuridico ed il “reato in contratto” che si ha allorquando il comportamento penalmente rilevante non coincide con la stipulazione del contratto in sé ma va ad incidere solamente sulla fase di formazione della volontà contrattuale o su quella di esecuzione del programma negoziale – nel caso di “reato in contratto” il profitto confiscabile non corrisponde a qualsiasi prestazione percepita in esecuzione del rapporto contrattuale ma solo al vantaggio economico derivante dal fatto illecito – se il fatto penalmente rilevante ha inciso sulla fase di individuazione dell’aggiudicatario di un pubblico appalto ma poi l’appaltatore ha regolarmente adempiuto alle prestazioni nascenti dal contratto il profitto del reato per il corruttore non equivale all’intero prezzo dell’appalto ma solo al vantaggio economico conseguito per il fatto di essersi reso aggiudicatario della gara pubblica corrispondente all’utile netto dell’attività d’impresa)
15 maggio 2012 – causa C‑79/11 – Corte di Giustizia dell’Unione Europea – conclusioni dell’avvocato generale Eleanor Sharpston (La regola generale sancita nella prima parte dell’articolo 9, paragrafo 1, della decisione quadro del Consiglio 2001/220/GAI del 15 marzo 2001 stabilisce che ciascuno Stato membro garantisca alla vittima di un reato il diritto di ottenere, entro un ragionevole lasso di tempo, una decisione relativa al risarcimento da parte dell’autore del reato nell’ambito del procedimento penale e deve essere interpretata nel senso che, qualora l’ordinamento giuridico di uno Stato membro preveda la possibilità di instaurare un procedimento nei confronti di persone giuridiche con riferimento ad un illecito, la circostanza che tale ordinamento possa qualificare la responsabilità rispetto a tale illecito come «indiretta e sussidiaria» e/o «amministrativa» non solleva tale Stato membro dall’obbligo di applicare le disposizioni dell’articolo 9 rispetto alle persone giuridiche se: 1) i criteri in base ai quali viene definito l’illecito sono sanciti mediante rinvio alle disposizioni del codice penale; 2) alla base della responsabilità di una persona giuridica vi è sostanzialmente la commissione di un illecito da parte di una persona fisica e; 3) il procedimento a carico di una persona giuridica è promosso dinanzi al giudice penale, è assoggettato alle disposizioni del codice di procedura penale e, in circostanze normali, verrà riunito con il procedimento a carico della persona o persone fisiche che avrebbero commesso l’illecito di cui trattasi)
10 maggio 2012 (ud. 4 aprile 2012) n. 17451 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione III penale (truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche – confisca del profitto del reato – non tutte le somme ricevute dalla società beneficiata possono considerarsi in quanto tali profitto dei reato ma solo quelle che siano state indebitamente percepite e che costituiscano vantaggio tratto dall’illecito e a questo strettamente pertinente – l’identificazione del profitto cui ancorare il giudizio circa l’entità dei profitto e della confisca muta a seconda che mediante la condotta fraudolenta sia stata prospettata all’ente erogante una realtà difforme dal vero che ha consentito il perfezionamento del contratto e le successive erogazioni oppure sia stata prospettata una realtà che ha permesso alla società di ottenere in modo indebito erogazioni maggiori di quelle cui avrebbe avuto diritto)
29 marzo 2012 (c.c. 20 dicembre 2011) n. 11808 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione II penale (il giudicato cautelare è cedevole rispetto alla sopravvenienza di un elemento di novità che può essere costituita da una sentenza pronunziata nell’ambito del medesimo procedimento ancorché nei riguardi di soggetti diversi – sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente – “reato contratto” e “reato in contratto” – il profitto del reato confiscabile non corrisponde a qualsiasi prestazione percepita in esecuzione del rapporto contrattuale ma solo al vantaggio economico derivante dal fatto illecito per cui se il fatto penalmente rilevante (ad esempio, una corruzione) ha inciso sulla fase di individuazione dell’aggiudicatario di un pubblico appalto ma poi l’appaltatore ha regolarmente adempiuto alle prestazioni nascenti dal contratto (in sé lecito) il profitto del reato per il corruttore non equivale all’intero prezzo dell’appalto ma solo al vantaggio economico conseguito per il fatto di essersi reso aggiudicatario della gara pubblica e, quindi, all’utile netto dell’attività d’impresa)
21 marzo 2012 (dep. 18 giugno 2012) – sentenza – Corte di Appello di Milano – sezione II penale (reati societari – aggiotaggio – reati commessi dopo l’adozione del modello conforme alle linee-guida di Confindustria – reati commessi prima dell’adozione del modello ma dopo l’adozione di un codice di autodisciplina sulla base dei principi dettati da Borsa Italiana – ai fini dell’efficacia esimente poco importa l’etichetta che viene data al modello che può essere anche quella di codice di autodisciplina o documento di corporate governance essendo invece decisivo che il modello presenti il contenuto minimo essenziale previsto dall’art. 6 del d.lgs. 231/2001 – in presenza della commissione di un reato non può automaticamente essere giudicato inefficace il modello ma occorre verificare la causa della elusione che ha agevolato la consumazione del reato – vi è elusione fraudolenta del modello da parte dei responsabili della società che non rispettano il corretto iter di formazione dei comunicati stampa emettendoli invece con rappresentazione di dati falsi e manipolati rispetto ai dati elaborati dai tecnici competenti in modo da renderli soddisfacenti al mercato cui sono destinati – la fraudolenza deve riguardare non già gli operatori del mercato cui l’informazione è diretta bensì gli altri protagonisti della procedura in quanto la frode deve avere funzione strumentale rispetto all’elusione del modello di organizzazione e delle sue procedure – il giudizio circa la vigilanza sul funzionamento del modello deve tenere conto dell’estrema difficoltà se non dell’impossibilità di verificare come in concreto funzioni il modello all’interno della società – il fatto che siano stati commessi tre reati di aggiotaggio da parte dei responsabili della società non può di per sé considerarsi elemento indicativo dell’inefficacia del modello se si considera che si tratta di tre reati commessi in assai breve arco di tempo e che vi è stata elusione fraudolenta del modello da parte dei vertici – il comportamento fraudolento in quanto tale non può essere impedito da nessun modello organizzativo e nemmeno dal più diligente organismo di vigilanza)
19 marzo 2012 (c.c. 1 febbraio 2012) n. 10702 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione IV penale (omicidio colposo con violazione di norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro – delega di funzioni – la delega non fa venir meno l’obbligo di una vigilanza “alta” da parte del delegante riguardante il corretto svolgimento delle proprie funzioni da parte del delegato che si attua anche attraverso i sistemi di verifica e controllo relativi al modello di organizzazione e gestione idoneo ad avere efficacia esimente dalla responsabilità amministrativa degli enti – l’obbligo di vigilanza del delegante riguarda precipuamente la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato medesimo e non impone il controllo momento per momento delle modalità di svolgimento delle lavorazioni)
16 febbraio 2012 (c.c. 2 febbraio 2012) n. 6248 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione VI Penale (misura cautelare interdittiva dell’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e eventuale revoca di quelli già concessi – esclusione di ogni profilo di illegittimità costituzionale delle norme che consentono la applicazione della misura interdittiva nel corso delle indagini – necessaria concorrenza di tutte le condizioni per la riparazione delle conseguenze del reato sia al fine di evitare l’applicazione che per giustificarne la revoca della misure cautelari interdittive – necessità di mettere a disposizione il profitto conseguito ai fini della confisca – inidoneità dell’offerta di un bene che rappresenti l’equivalente del profitto – valutazione della concreta rispondenza della durata della misura alle finalità cautelari e della possibile riduzione del tempo di applicazione in considerazione della concreta condotta posta in essere dalla società dopo la interdizione)
26 gennaio 2012 (c.c. 11 novembre 2011) n. 3311 – sentenza – Corte di Cassazione – Sezione I Penale (confisca del profitto (plusvalenze) derivato dai reati di manipolazione del mercato e di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza – costi, commissioni, oneri finanziari – la nozione di profitto del reato coincide con li complesso dei vantaggi economici tratti dall’illecito e a questo strettamente pertinenti, senza che da esso possano essere sottratti i costi sostenuti per la commissione del reato – interessi maturati dopo la sentenza di applicazione delle sanzioni nelle more tra la pubblicazione della decisione e l’effettivo trasferimento delle somme nella materiale disponibilità dello Stato – con il provvedimento di confisca si determina il trasferimento dei beni allo Stato con conseguente perdita della titolarità di essi da parte delle persone giuridiche e fisiche che subiscono l’ablazione sicché i frutti delle somme confiscate spettano al titolare di esse da identificarsi nello Stato – richiesta di applicazione della sanzione indicante anche gli importi dei profitti conseguiti ai fini della confisca obbligatoria – il provvedimento di confisca dei beni sequestrati contenuto nella sentenza di condanna, di applicazione della pena o di proscioglimento fa stato nei confronti dei soggetti che hanno partecipato al procedimento di cognizione – solamente i terzi che non abbiano rivestito la qualità di parte nel processo in cui sia stata disposta la confisca sono legittimati a far valere davanti al giudice dell’esecuzione i diritti vantati sui beni confiscati con sentenza irrevocabile)
25 gennaio 2012 – sentenza – Corte di Appello di Milano – Sezione II penale (reati societari e abusi di mercato – delitti di ostacolo alle funzioni di vigilanza, false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato – requisito dell’interesse o vantaggio dell’Ente rispetto alla perpetrazione da parte dei dirigenti della società dei delitti presupposti e di appropriazione indebita in danno della società – requisiti del profitto confiscabile – il profitto derivante del delitto di false comunicazioni sociali si identifica nell’effettivo incremento patrimoniale acquisito grazie all’insufficiente stanziamento per il rischio di credito rilevato – la quantificazione del profitto derivante del delitto di false comunicazioni sociali non può coincidere con l’ammontare dell’intera posta rettificativa ritenuta congrua ma deve essere calcolata nella differenza tra quella e la posta iscritta in bilancio)
14 dicembre 2011 (dep. 21 dicembre 2011) – sentenza – Corte di Appello di Brescia – sezione II penale (responsabilità dell’ente in dipendenza del reato di lesioni colpose commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro – lasso ristrettissimo di tempo (pochi giorni) intercorso tra l’entrata in vigore della norma che ha esteso alle lesioni colpose la disciplina prevista dal D.Lvo 231/01 e la data dell’infortunio – ad impossibilia nemo tenetur – impossibilità di predisporre e attuare tempestivamente il modello di organizzazione e di gestione anche in assenza di una disciplina specifica circa i contenuti del modello – requisito dell’interesse dell’ente in senso non soggettivo ma oggettivo ossia riferito non alle finalità che presiedono al reato quanto alla condotta del soggetto attivo in se idonea a produrre un beneficio per l’ente o, in senso ancora più estensivo, riferito all’attività nel corso della quale è commesso il reato – fattispecie in cui la tolleranza da parte del datore di lavoro di una condotta contraria alle norme di sicurezza non determina per la società alcun risparmio né in termini di esborso economico né in relazione ai tempi di lavorazione – condotta dovuta a mera trascuratezza e superficialitá da parte dell’amministratore e non diretta a provocare alla società un qualche beneficio)
28 novembre 2011 (dep. 15 dicembre 2011) – ordinanza – Tribunale di Milano Sezione per il Riesame (sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente – confisca del bene appartenente a persona giuridica priva di capacità penale – non può ritenersi estranea al reato la società che ha beneficiato in termini di risparmio sulla tassazione del reato commesso dall’amministratore – reato per il quale non è prevista la responsabilità amministrativa dell’ente – l’art. 322-ter c.p. opera al di fuori dell’ambito di applicazione del d.lgs. 231/2001 in quanto la finalità della norma è quella di colpire l’illecito profitto conseguito dal reo ovunque si trovi purché rientri nella sua disponibilità e pertanto anche nel caso in cui sia confluito nel patrimonio di una persona giuridica non chiamata a rispondere ai sensi del d.lgs. 231/2001 – il concetto di disponibilità deve essere ricondotto al potere di disporre in modo diretto ed autonomo del bene senza limitazioni o interventi di terzi soggetti e senza che il soggetto agente debba sostanzialmente rendere conto e rispondere del proprio operato ad altri)
20 ottobre 2011 – sentenza – Tribunale di Milano – sezione X penale – (l’estinzione della società a seguito della sua liquidazione e della sua cancellazione dal registro delle imprese comporta l’estinzione dell’illecito amministrativo dipendente dal reato e la conseguente improcedibilità dell’azione penale analogamente a quanto avviene nel caso di morte della persona fisica cui sia imputato un reato – in via preventiva, il Pubblico Ministero potrebbe ostacolare la liquidazione e la cancellazione fraudolenta della società mediante il sequestro, anche conservativo, funzionale ad evitare che si disperdano le garanzie per il pagamento della sanzione pecuniaria, delle spese del procedimento e di ogni altra somma dovuta all’erario dello Stato – l’estinzione del processo non preclude la possibilità per i terzi di far valere autonomamente in sede civilistica il credito risarcitorio maturato nei confronti dell’ente, prima della sua estinzione, ai sensi dell’art. 2495 c.c.)
20 luglio 2011 (c.c. 6 luglio – dep. 27 luglio 2011) n. 249 – sentenza – Corte Costituzionale (inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’art. 43, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 per violazione degli artt. 3, 24, 76, in relazione all’art. 11, comma 1, lettera q), della legge 29 settembre 2000, n. 300 , 111 e 117, primo comma, della Costituzione, in relazione all’art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848 – palese irragionevolezza della norma alla stregua della quale le notificazioni all’ente sarebbero eseguite mediante consegna al suo legale rappresentante anche quando, essendo questi imputato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo, sussista nei suoi confronti una presunzione iuris et de iure di incompatibilità)
19 luglio 2011 (ud. 7 giugno 2011) n. 28731 – sentenza – Corte di Cassazione Sezione – III Penale – procedimento penale per reato finanziario in relazione al quale non è prevista responsabilità dell’ente per illecito amministrativo – sequestro preventivo prodromico alla confisca per equivalente su beni intestati all’indagato per reato finanziario e su beni della società dall’indagato legalmente rappresentata e nell’interesse della quale è stato commesso il reato – anche indipendentemente dalla responsabilità ai sensi del d.lgs. 231/2001 le conseguenze patrimoniali ricadono sulla società a favore della quale la persona fisica ha agito salvo che si dimostri che vi è stata rottura del rapporto organico – non può considerarsi terza estranea al reato la società che partecipa alla utilizzazione degli incrementi economici derivanti dal reato
4 luglio 2011 (dep. 13 luglio 2011) – sentenza – Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Cagliari dr. Giorgio Altieri (il concetto di interesse o vantaggio ovvero la direzione finalistica del reato quale criterio di imputazione del reato alla persona giuridica – riferibilità alla condotta e non all’evento del concetto di interesse o vantaggio nei delitti di omicidio o lesioni colpose con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e violazione del principio di tassatività – questione di legittimità costituzionale non manifestamente infondata – riferibilità dell’interesse alla condotta in una prospettiva soggettiva ed ex ante che ne esprime la direzione finalistica – riferibilità del vantaggio all’evento di cui presuppone la verificazione in quanto risultato materiale dell’azione delittuosa – non necessarietà della compresenza dell’interesse e del vantaggio agli effetti dell’imputazione del reato alla persona giuridica – riferibilità dell’interesse alla condotta consapevole e volontaria in violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro – volontarietà della condotta derivante non da semplice sottovalutazione dei rischi o da cattiva considerazione delle misure di prevenzione necessarie ma rivelatrice di una tensione finalistica verso un obiettivo di risparmio di costi aziendali – indifferenza della proiezione della sfera psicologica dell’agente in chiave di dolo eventuale, colpa con previsione dell’evento o colpa incosciente – non imputabilità all’ente di condotta colposa non volontaria e non finalisticamente orientata dall’interesse dell’ente ancorchè nemmeno diretta a soddisfare un interesse personale del reo – ravvisabilità della direzione finalistica della condotta nella riduzione dei tempi e dei costi della fermata di un impianto idustriale – necessità di ravvisare l’interesse non in qualsiasi condotta dell’agente bensì nella sola condotta colposa che ha cagionato l’evento del reato di omicidio o lesioni colpose con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro)
20 giugno 2011 n. 24583 (c.c. 17 novembre 2010 e 18 gennaio 2011) – sentenza – Corte di Cassazione – sezione V penale – illeciti amministrativi dipendenti da reati di corruzione – società di gruppo facente capo a soggetto corruttore – holding o altre società del gruppo possono rispondere ai sensi dell’illecito amministrativo a condizione che il soggetto che agisce per conto di esse concorra con l’autore del reato – insufficienza di un generico riferimento al gruppo per affermare la responsabilità della società ai sensi del d.lgs. 231/2001 – interesse e vantaggio dell’ente da verificare in concreto – per configurarsi l’illecito la società deve ricevere una potenziale o effettiva utilità, ancorché non necessariamente di carattere patrimoniale, dalla commissione del reato presupposto
16-20 giugno 2011 – ordinanza – Tribunale di Napoli Sezione Riesame Provvedimenti Restrittivi Libertà Personale e Sequestri (sequestro di beni suscettibili di confisca per equivalente – beni formanti oggetto di concordato preventivo omologato dal giudice civile con cessione dei beni ai creditori della società – è consentito il sequestro preventivo funzionale alla confisca facoltativa di beni di pertinenza di una società sottoposta a procedura concorsuale alla sola condizione che il giudice dia motivatamente conto della prevalenza delle ragioni sottese alla confisca rispetto a quelle attinenti alla tutela dei legittimi interessi dei creditori nella procedura concorsuale – garanzia che sia impedito alla società debitrice di tornare in possesso o comunque di godere delle cose che costituiscono il prodotto o il profitto del reato, una volta soddisfatte le ragioni creditorie)
10 gennaio 2011 (c.c. 26 ottobre 2010) – sentenza n. 234 – Corte di Cassazione – sezione II penale – enti pubblici economici – applicabilità agli enti della disciplina della responsabilità per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato anche con riferimento allo svolgimento di funzioni pubbliche proprie degli enti territoriali – trasferimento di funzioni dall’ente territoriale alla società d’ambito costituita in forma di società per azioni – l’attribuzione di funzioni di rilevanza costituzionale riconosciute agli enti pubblici territoriali, come i comuni, non può essere riconosciuta a soggetti aventi struttura di società per azioni e funzione di realizzare un utile economico – pericolo concreto della reiterabilità della commissione di illeciti analoghi a quelli per cui si procede nonostante la nomina di amministratori scelti dalla Regione e l’attività di liquidazione in corso con esercizio provvisorio dell’impresa
3 gennaio 2011 – sentenza – Tribunale di Milano giudice dell’udienza preliminare dr. Fabrizio D’Arcangelo (reati societari e abusi di mercato – inammissibilità dell’eccezione di indeterminatezza dell’imputazione a seguito della richiesta incondizionata di giudizio abbreviato – principi generali e criteri di attribuzione della responsabilità amministrativa – colpa di organizzazione declinata secondo il paradigma dei modelli di gestione ed organizzazione – causa di esonero da responsabilità per gli illeciti commessi da soggetti in posizione apicale e non elemento della fattispecie ascrittiva della responsabilità – in caso di reato presupposto commesso da apicali è ultroneo o comunque non doveroso il riferimento nel capo di imputazione alla colpa concretamente attribuibile all’ente, al modello di gestione ed organizzazione adottato, all’idoneità o meno dello stesso a prevenire delitti del tipo di quelli posti in essere e comportamento alternativo lecito esigibile – interesse e vantaggio dell’ente – interesse esclusivo proprio dell’autore o di terzi – irrilevanza e manifesta infondatezza di questione di illegittimità costituzionale dell’art. 6 del d.lgs. 231/01 per difetto di determinatezza e, pertanto, per contrasto con le disposizioni di cui agli artt. 24, comma primo, 25, comma secondo, e 27, commi primo e secondo, della Costituzione – profili di inadeguatezza dell’assetto organizzativo e dei presidi di controllo – confisca del profitto del reato di false comunicazioni sociali – confisca del profitto del reato di manipolazione informativa)
3 novembre 2010 – sentenza – Tribunale di Milano – Giudice per l’udienza preliminare dr. Fabrizio D’Arcangelo (principi generali della responsabilità amministrativa – principio di legalità – l’elencazione dei delitti presupposto è tassativa e non è suscettiva di integrazione a mezzo della contestazione di delitti equipollenti o della artificiosa frammentazione di elementi costitutivi del delitto composto – successione di leggi e principio di irretroattività – l’ente non può essere ritenuto responsabile per un fatto in relazione al quale non è più prevista la responsabilità amministrativa – reati societari – delitto di falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione previsto dall’art. 2624 c.c. e abrogato dal comma 34 dell’art. 37 d.lgs. 27.1.2010 n. 39 – continuità normativa con il delitto di falsità nelle relazioni dei responsabili della revisione legale di cui all’art. 27 del D.Lgs. 27.1.2010 n. 39 – inapplicabilità della ipotesi di illecito amministrativo dipendente da reato di cui all’art. 25 ter lett. g) d.lgs. 231/01)
5 ottobre 2010 (c.c. 17 giugno 2010) – sentenza n. 35748 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – truffa ai danni dello Stato – sequestro finalizzato alla confisca del profitto del reato – reato in contratto – differenza tra vantaggio economico derivante direttamente dal reato che può essere oggetto di confisca e incremento economico determinato da prestazione lecita eseguita in favore della controparte nel corso del rapporto contrattuale che costituisce profitto non confiscabile in quanto estraneo all’attività criminosa – il corrispettivo di una prestazione regolarmente eseguita dall’obbligato ed accettata dalla controparte che ne trae comunque una concreta utilitas non può costituire componente del profitto da reato perché trova titolo legittimo nella fisiologica dinamica contrattuale e non può ritenersi sine causa o sine iure – il vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dal reato costituente profitto confiscabile è concretamente determinato al netto dell’effettiva utilità conseguita dal danneggiato nell’ambito del rapporto sinallagmatico con l’ente – distinzione tra profitto del reato confiscabile e danno indiretto arrecato alla pubblica amministrazione oggetto di una pretesa risarcitoria – illegittimità del sequestro e della confisca per equivalente di crediti – legittimità del sequestro e della confisca diretti di crediti purché certi, liquidi ed esigibili – non sequestrabilità del profitto di reato che possa essere restituito al danneggiato
1° ottobre 2010 (dep. 26 ottobre 2010) – sentenza – Tribunale di Novara – Giudice dell’udienza preliminare dr. Gianfranco Pezone (omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro – criteri di attribuzione della responsabilità dell’ente – colpa organizzativa e gestionale – esigibilità della condotta nonostante il breve tempo intercorso tra l’entrata in vigore della normativa contestata e la commissione del fatto-reato – responsabilità dell’ente anche in caso di inosservanza del generale obbligo di tutela degli ambienti di lavoro sancito dall’art. 2087 c.c. – interesse o vantaggio dell’ente – il vantaggio costituisce il criterio naturalmente più idoneo a fungere da indice di collegamento tra ente e illecito – ravvisabilità del vantaggio laddove un soggetto agisca per conto dell’ente con sistematiche violazioni di norme cautelati così da far rientrare quella condotta nella politica di impresa volta alla svalutazione della gestione in materia di sicurezza con conseguente abbattimento dei costi e spese per l’adozione ed attuazione dei presidi antinfortunistici nonché ottimizzazione dei profitti – riferibilità dei criteri di interesse o vantaggio non al reato e quindi all’evento di morte o lesione della vittima bensì alle condotte costitutive di esso e quindi alla violazione di regole cautelari connesse al determinismo dell’evento – non ravvisabilità dell’interesse o vantaggio in re ipsa nello stesso ciclo produttivo in cui si è realizzata la condotta casualmente connessa all’infortunio con conseguente sussistenza automatica dei presupposti della responsabilità amministrativa dell’ente solo perché il reato è stato commesso nello svolgimento della sua attività)
16 luglio 2010 (ud. 18 febbraio 2010) – sentenza n. 27735 – Corte di Cassazione – sezione VI penale rapporto di immedesimazione organica dell’ente con il suo dirigente apicale – responsabilità dell’ente per fatto proprio – esclusione di ogni responsabilità per fatto altrui e della responsabilità oggettiva – necessità che sussista la c.d. colpa di organizzazione dell’ente consistente nel non avere predisposto un insieme di accorgimenti preventivi idonei ad evitare la commissione di reati del tipo di quello realizzato – onere dell’accusa di dimostrare l’esistenza e l’accertamento dell’illecito penale in capo alla persona fisica inserita nella compagine organizzativa della societas e che abbia agito nell’interesse di questa – estensione della responsabilità per rimbalzo dall’individuo all’ente collettivo con l’individuazione di precisi canali che colleghino teleologicamente l’azione dell’uno all’interesse dell’altro e così gli elementi indicativi della colpa di organizzazione dell’ente che rendono autonoma la responsabilità del medesimo
31 maggio 2010 (c.c. 25 gennaio 2010) – sentenza n. 20560 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – applicazione di misure cautelari – concreto pericolo di commissione di analoghi illeciti derivante da elementi fondati e specifici – valutazione delle specifiche modalità e circostanze del fatto e della personalità dell’ente – sostituzione o estromissione dei soggetti che rivestono posizioni apicali coinvolti nel reato – nomina di institore – nomina di commissario giudiziale nella fase cautelare – indicazione dei compiti e dei poteri del commissario giudiziale tenendo conto della realtà organizzativa dell’ente – valutazione dell’incidenza della misura sulla specifica attività alla quale si riferisce l’illecito dell’ente limitando ove possibile la misura solo ad alcuni settori dell’attività dell’ente – valutazione sulla frazionabilità della misura non condizionata dalla diversificazione dell’attività dell’impresa
17 Marzo 2010 – decreto che dispone il giudizio – Tribunale di Milano – giudice per l’udienza preliminare dr. Luerti – illecito amministrativo a carico di istituti bancari derivante dal reato di truffa aggravata in danno di ente pubblico commesso da soggetti apicali – conferimento di prestito obbligazionario per la ristrutturazione di debito a carico di ente territoriale – falsa certificazione delle condizioni previste dall’art. 41, c. 2, L. 488/01 di convenienza economica per l’ente territoriale – omessa considerazione nel calcolo delle passività del profitto realizzato complessivamente dalle controparti bancarie all’atto della stipula del negozio – spoglio dell’ente territoriale della tutela riconosciuta agli “intermediate customer” secondo la legislazione inglese applicabile al caso di specie – truffa aggravata in danno di ente pubblico mediante artifizi e raggiri inerenti a movimenti e condizioni di rientro delle somme – responsabilità ex D.Lgs. 231/01 degli istituti bancari per non aver adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione e gestione idonei a prevenire reati della specie di quelli verificatisi – profitto di rilevante entità per l’ente a seguito della commissione del reato.
19 febbraio 2010 (c.c. 27 gennaio 2010) – sentenza n. 6974 – Corte di Cassazione – sezione II penale – profitto del reato oggetto di confisca per equivalente – vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dal reato presupposto – onere di indicare la somma sino a concorrenza della quale il sequestro deve essere eseguito senza necessità di indicare specificamente i beni da sequestrare che possono essere individuati dalla Polizia giudiziaria in fase di esecuzione del sequestro – in caso di pluralità di indagati concorrenti in un medesimo reato il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente di beni per un importo corrispondente al prezzo o al profitto del reato può interessare indifferentemente ciascuno dei concorrenti anche per l’intera entità del profitto accertato ma l’espropriazione non può essere duplicata o comunque eccedere nel quantum l’ammontare complessivo dello stesso – sequestro del prezzo del reato da operarsi nei confronti di chi lo ha percepito e non di chi lo ha pagato.
2 Febbraio 2010 – ordinanza – Tribunale di Milano – giudice per l’udienza preliminare dr. Luerti – reato commesso in Italia da soggetti apicali di ente straniero – diritto di difesa dell’ente – verifica della capacità dell’ente di comprendere la lingua italiana – diritto alla traduzione degli atti contenenti l’accusa nella lingua nota all’ente (in conformità con quanto previsto all’art. 143 c.p.p.) – costituzione dell’ente nel procedimento con atti in lingua straniera accompagnati da traduzioni – mancato obbligo di traduzione degli atti se l’ente straniero dimostra di comprendere il significato degli stessi, interagendo e assumendo iniziative rivelatrici della capacità di difendersi adeguatamente – prove su supporti informatici: è compito della difesa dotarsi dei mezzi tecnici necessari alla lettura dei documenti informatici di cui ha avuto copia.
20 Gennaio 2010 – sentenza n. 8588 – Corte di Cassazione – sezione V penale – manovra di insider trading operata da soggetti apicali in seno all’ente su titolo quotato in Borsa – abuso di informazioni privilegiate non disponibili al pubblico e price sensitive – estinzione del reato per intervenuta prescrizione – facoltà della Corte ex art. 578 c.p.p. di decidere sui capi civili della sentenza impugnata nonostante l’estinzione del reato – considerazioni sui connotati dell’informazione privilegiata – disamina delle condotte incriminate e del soggetto attivo del reato (utilizzatore dell’informazione) – costituzione di parte civile di Consob e diritto alla riparazione dei danni cagionati all’integrità del mercato – liquidazione dei danni derivanti dal reato – annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, agli effetti civili, nella parte in cui condanna i ricorrenti a favore di Consob.
19 Gennaio 2010 – ordinanza – Tribunale di Milano – sezione XI penale in funzione di giudice del riesame – fattispecie di corruzione internazionale a carico di soggetti apicali all’interno dell’ente – principio di proporzionalità delle misure cautelari – principio di tassatività nell’applicazione delle sanzioni interdittive – applicabilità ex art.46, comma 2 e art. 13, comma 1, D.Lgs. 231/01 delle sanzioni interdittive solo ai reati per i quali sono previste – corruzione internazionale come autonoma fattispecie di reato – richiamo della fattispecie all’art. 25, comma 4, D.Lgs. 231/01 come reato presupposto per l’applicazione di sanzioni pecuniarie – mancato richiamo della fattispecie al comma 5 del medesimo articolo in relazione all’applicazione di sanzioni interdittive – esclusione della previsione di sanzioni interdittive per l’illecito amministrativo dipendente dal reato di corruzione internazionale – impraticabilità di criteri di interpretazione internazionalmente orientata – divieto ex art. 25, comma 2, Cost. di incidere “in pejus” sulla risposta punitiva dello Stato.
11 Gennaio 2010 – (dep.) – ud. 26 ottobre 2009 – sentenza – Tribunale di Trani – sezione distaccata di Molfetta – giudice dr. Gadaleta – omicidio colposo e lesioni gravi commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro a carico di soggetti apicali in seno all’ente – principi generali e criteri di attribuzione della responsabilità amministrativa – nozione di interesse o vantaggio dell’ente – colpevolezza per omissione organizzativa e gestionale – requisiti di idoneità dei modelli di organizzazione e gestione – ambito del controllo dei rischi – rischi connessi all’utilizzo di prodotti pericolosi – ambiti aziendali affidati a terzi – profili di responsabilità della società di consulenza in materia di sicurezza – vantaggio economico dell’ente in termini di risparmio nell’adozione di misure di sicurezza.
1 dicembre 2009 (c.c. 14 ottobre 2009) – n. 46215 – sentenza – Corte di Cassazione – sezione VI penale – sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato – beni privi di ogni rapporto con la pericolosità individuale del soggetto indagato e con il singolo reato ma nella disponibilità della persona giuridica – non necessità di dimostrare il nesso di pertinenzialità tra la res oggetto di confisca e il reato presupposto su cui si fonda l’ipotesi di responsabilità dell’ente – identificazione e determinazione del profitto del reato – correlazione del profitto con il reato e stretta affinità con l’oggetto del reato – il profitto è costituito dal vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dal reato ed è concretamente determinato al netto della effettiva utilità eventualmente conseguita dal danneggiato nell’ambito sinallagmatico con l’ente
17 Novembre 2009 – sentenza – Tribunale di Milano – giudice dell’udienza preliminare dr. Manzi – adozione ed efficace attuazione di idoneo modello di organizzazione e gestione da parte dell’ente – elusione fraudolenta del modello da parte dei vertici dell’ente – non punibilità dell’ente in caso di elusione fraudolenta di modello idoneo – necessità di giudicare l’efficacia del modello con valutazione ex-ante e non ex-post rispetto agli illeciti commessi dagli amministratori – modello tempestivamente adottato in conformità alla legge e alle linee guida di Confindustria nell’ambito di un sistema di controllo interno già conforme ai principi del codice di autodisciplina di Borsa Italiana – prevenzione dei reati societari – aggiotaggio – procedure per comunicazioni price sensitive – imposizione da parte del vertice dell’ente di dati non veritieri da comunicare al pubblico.
28 Ottobre 2009 – (c.c. 19 giugno 2009) – sentenza n. 41398 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – rappresentante legale dell’ente imputato o indagato in ordine al reato da cui dipende l’illecito amministrativo – divieto assoluto di rappresentanza dell’ente – inammissibilità delle richieste di restituzione dei beni sequestrati alla società se formulate da un rappresentante legale “incompatibile” a norma dell’art. 39 D.Lgs. 231/2001 – possibilità per l’ente di nominare un suo rappresentante, anche solo processuale – partecipazione dell’ente al procedimento penale con il rappresentante legale individuato in base alla disciplina contenuta nello statuto o nell’atto costitutivo – inefficacia degli atti compiuti dal rappresentante legale incompatibile – notificazioni eseguite mediante consegna al legale rappresentante incompatibile – legittimità del ricorso alla motivazione per relationem quando l’atto di riferimento, non allegato o non trascritto nel provvedimento da motivare, sia specificato attraverso dati identificativi e, se non conosciuto, sia agevolmente conoscibile dall’interessato, indipendentemente dalla esistenza e dalla validità della sua notificazione, posto che questa non rappresenta l’unico modo attraverso cui gli atti sono conoscibili nel processo.
9 Ottobre 2009 – ordinanza – Tribunale di Asti – giudice per le indagini preliminari dr. Tirone – ente come parte necessaria del processo al pari dell’imputato persona fisica – modalità di costituzione dell’ente in giudizio – rappresentanza e notificazioni : incapacità del legale rappresentante che sia anche imputato di stare in giudizio per la persona giuridica – ricezione delle notificazioni dirette all’ente – notificazioni presso il domicilio dichiarato o eletto nella dichiarazione di costituzione nel procedimento – notificazioni ai difensori nominati nella dichiarazione di costituzione nel procedimento – costituzione dell’ente attraverso procuratore speciale nominato da legale rappresentante incapace, perché imputato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo.
30 Settembre 2009 – (ud. 23 giugno 2009) – sentenza n. 20935 – Corte di Cassazione – Sezioni Unite Civili – reato di manipolazione del mercato a carico di soggetti apicali in seno alla società – litisconsorzio tra le parti del procedimento di opposizione avverso il provvedimento di applicazione di sanzione amministrativa – presenza nel caso di specie di un’ipotesi di litisconsorzio facoltativo (nesso di pregiudizialità/dipendenza delle obbligazioni solidali ad interesse unisoggettivo) – termine per la conclusione del procedimento amministrativo – rilevanza giuridica del concetto di gruppo societario con riferimento all’obbligo informativo – dovere giuridico dell’avvocato di impedire la commissione dell’illecito e rilevanza del segreto professionale – ambito dell’applicazione dell’articolo 193 del TUF – concorso soggettivo e oggettivo nell’illecito – sviluppo di una pluralità di rapporti autonomi a soggetto attivo unico ciascuno con un diverso soggetto passivo.
17 Settembre 2009 – (ud. 9 luglio 2009) – sentenza n. 36083 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – attività di corruzione attiva e passiva finalizzata all’illecita aggiudicazione di gare d’appalto o all’illecita assegnazione di lavori – criteri di attribuzione della responsabilità – elementi costitutivi dell’illecito (elementi oggettivo e soggettivo) – rapporto di immedesimazione organica tra dirigente apicale ed ente – interesse o vantaggio dell’ente – “rimproverabilità” della condotta dell’ente legata alla mancata adozione del modello organizzativo idoneo a sventare eventuali coinvolgimenti dell’impresa in azioni criminose dei suoi rappresentanti – nuova forma normativa di colpevolezza per omissione organizzativa e gestionale – carattere rilevante del vantaggio economico conseguito dall’ente – circostanza attenuante del risarcimento del danno – valenza esclusivamente personale della condotta risarcitoria.
9 Luglio 2009 – ordinanza – Tribunale di Milano – giudice per le indagini preliminari dr.ssa Panasiti – costituzione di parte civile nei confronti dell’ente – ammissibilità limitatamente alla persona offesa dalla condotta attribuita all’ente – legittimazione esclusiva della Pubblica Amministrazione a costituirsi parte civile nei confronti dell’ente in relazione al reato di corruzione – legittimazione dell’ente imputato di illecito amministrativo ex D.Lgs. 231/01 a costituirsi parte civile nel procedimento nei confronti degli apicali che hanno determinato con la loro condotta l’imputazione a carico dell’ente – esclusione – azionabilità della pretesa risarcitoria dell’ente in sede civile se e quando ne risulti esclusa la responsabilità ex D.Lgs. 231/01 per le condotte delle persone fisiche – legittimazione di azionisti a costituirsi parte civile nei confronti dell’ente in quanto imputato di illecito amministrativo D.Lgs. 231/01 – esclusione della legittimazione attiva della parte civile nei procedimenti ex D.Lgs. 231/01.
8 Maggio 2009 – (c.c. 6 febbraio 2009) – sentenza n. 19764 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – corruzione del funzionario dell’Agenzia delle Entrate a carico di soggetti apicali in seno all’ente finalizzata all’indebito rimborso e compensazione IVA – responsabilità cumulativa dell’individuo e dell’ente poiché da un’unica azione criminosa scaturiscono una pluralità di responsabilità – persistenza della responsabilità penale individuale anche a seguito di persecuzione diretta della corporate responsability – sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti di persone fisiche ed enti in misura pari all’entità del profitto accertato – limite complessivo del valore del profitto del reato – sequestro preventivo finalizzato alla confisca e ragioni della procedura concorsuale – prevalenza nell’ambito della procedura concorsuale dell’esigenza di assicurare la definitiva acquisizione dei beni da parte dello Stato.
23 Aprile 2009 – ordinanza – Tribunale di Milano – giudice per le indagini preliminari dr. Vanore – reato di cui agli artt. 640 c.2 n.1, 112 n.1, 61 n.7 c.p. e art. 61 n.9 c.p. commessi da funzionari e Direttore Generale pro tempore del Comune di (E) – prestito obbligazionario per la ristrutturazione del debito dell’ente territoriale in luogo della rinegoziazione dei mutui in essere – prospettazione di condizioni di convenienza economica per l’ente territoriale – spoglio doloso della tutela dovuta al Comune in forza della qualificazione di intemediate customer secondo la normativa inglese – truffa aggravata in danno di ente pubblico mediante artifizi e raggiri inerenti movimenti e condizioni di rientro delle somme – sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato nei confronti delle banche arranger (capofila) – responsabilità dell’ente per non avere, prima della commissione dei fatti ascritti e contestati alle persone che hanno agito in virtù del rapporto di immedesimazione organica con l’ente, attuato modelli di organizzazione di gestione idonei a prevenire reati della specie di quelli verificatisi – mancata verifica della sussistenza degli indizi di colpevolezza a carico dell’ente – sufficienti l’astratta configurabilità del reato e del correlato illecito amministrativo per l’attribuzione della responsabilità all’ente – provvedimento di sequestro finalizzato alla successiva confisca per equivalente disposto nei confronti di uno qualsiasi tra i concorrenti per l’intero importo del profitto – nomina del custode a cura dell’ufficio del P.M.
2 Luglio 2008 – (ud. 27 marzo 2008) – sentenza n. 26654 – Corte di Cassazione – sezioni unite penali – Presidente T. Gemelli, Relatore N. Milo – illecito amministrativo di cui all’art. 24 D.Lgs. 231/01, collegato al delitto di cui agli artt. 81 cpv, 110, 640 c.1, c.2 n. 1 c.p. ascritto a soggetti apicali delle medesime società e a persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di tali soggetti – applicazione della misura interdittiva del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, limitatamente alle attività relative allo smaltimento, trattamento e recupero energetico dei rifiuti, per il periodo di un anno – ammissibilità del ricorso per Cassazione avverso il riesame del sequestro preventivo funzionale alla confisca del profitto del reato – profitto del reato costituito dal vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dal reato e concretamente determinato al netto dell’effettiva utilità eventualmente conseguita dal danneggiato nell’ambito del rapporto sinallagmatico con l’ente – non cumulabilità delle misure cautelari interdittive – sequestro preventivo disposto per l’intero importo del profitto nei confronti di ciascun ente ove non sia consentito individuare la quota di profitto concretamente attribuibile a ciascun concorrente o la sua esatta quantificazione.
7 Maggio 2008 – (ud. 28 aprile 2008) – ordinanza – Tribunale di Milano – sezione XI penale in funzione di giudice del riesame – reato di cui all’art. 317 c.p. commesso a vantaggio della società da soggetti apicali – procedimento ex art. 52 del D.Lgs. 231/01 – misura cautelare applicata in relazione all’illecito amministrativo per non aver adottato alcun modello di organizzazione e comunque efficacemente attuato sistemi di gestione idonei a prevenire reati previsti dall’art. 317 c.p. commessi a vantaggio della società – onere per l’accusa di provare tutti gli elementi costitutivi della fattispecie dell’illecito dell’ente – nozione e prova concreta dell’interesse o vantaggio dell’ente – applicazione delle sanzioni interdittive in via cautelare ex D.Lgs. 231/01 subordinata alla sussistenza di gravi indizi di responsabilità dell’ente, nonché al pericolo di reiterazione di reati della stessa indole – gravità degli indizi da riferirsi non solo al reato, ma all’illecito amministrativo che lo comprende – autonomia del titolo di responsabilità dell’ente rispetto a quello della persona fisica incolpata del reato presupposto.
10 Aprile 2008 – (c.c. 5 febbraio 2008) – sentenza n. 15157 – Corte di Cassazione – sezione IV penale – associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la P.A., volti all’aggiudicazione degli appalti dei servizi di pulizia e ausiliariato banditi da diversi enti pubblici del settore sanitario – applicazione di misure cautelari e nomina di commissario giudiziale – liquidazione a titolo di acconto sul compenso al commissario giudiziale della società erroneamente posto a carico dell’ente – riferimento dell’art. 79 D.Lgs. 231/01 alla fase dell’esecuzione e dunque alla condanna dell’ente per l’addebito delle spese – anticipazione da parte dello Stato delle spese per l’acconto sul compenso al commissario giudiziale nominato in fase cautelare.
21 Febbraio 2008 – (c.c. 24 gennaio 2008) – decreto – Corte d’Appello di Genova – sezione I civile – applicazione mediante delibera CONSOB di sanzione amministrativa per talune operazioni poste in essere in occasione dell’aumento del capitale sociale – legittimazione all’opposizione riconosciuta ai soli soggetti destinatari dell’ingiunzione di pagamento (sanzioni previste dal titolo II della parte V del TUF) – esame dei principi del contraddittorio – distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie nella procedura sanzionatoria prevista dall’art. 195 del TUF – esposizione della disciplina del procedimento sanzionatorio prevista dal regolamento adottato da Consob con delibera n. 15086 del 21.5.2006 – riscontrata violazione del principio del contraddittorio nella fase istruttoria avanti l’Ufficio Sanzioni Amministrative.
e altre
31 Luglio 2007 – (dep.) – 20 marzo 2007 (ud.) – sentenza – Tribunale di Milano – sezione X penale – inammissibilità delle costituzione di parte civile nei confronti dell’ente – separazione dei procedimenti necessitata dall’osservanza di disposizioni processuali – competenza a conoscere degli illeciti amministrativi dell’ente – esame di imputato in procedimento connesso – acquisizione di verbali di dichiarazioni degli imputati – momento consumativo del reato di corruzione ed entrata in vigore del D.lgs. 231/01 – qualità apicale dell’autore del reato – interesse o vantaggio dell’ente – modelli di organizzazione e onere della prova – redazione dei codici di comportamento delle associazioni di categoria ed entrata in vigore del D.M. 201/03 – commisurazione e riduzione della sanzione pecuniaria – determinazione della sanzione interdittiva – applicazione delle sanzioni interdittive in caso di cessione di azienda.
26 Giugno 2007 – ordinanza – Tribunale di Napoli – giudice per le indagini preliminari dr.ssa Saraceno – reato di truffa a danno di ente pubblico ad opera di soggetti apicali – misura interdittiva del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione – raffronto tra contenuti dell’addebito cautelare e contenuti dell’addebito contestato nell’avviso di conclusione delle indagini – criteri di imputazione dell’illecito all’ente – soggetti autori del reato – interesse o vantaggio dell’ente – cause di esenzione dalla responsabilità – onere della prova – requisiti di idoneità dei modelli organizzativi – effettiva adozione ed efficace attuazione dei modelli organizzativi – attività dell’organismo di vigilanza – sistema sanzionatorio – condizioni per l’applicazione delle misure cautelari interdittive – sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato.
12 Marzo 2007 – (c.c. 26 febbraio 2007) – sentenza n. 10500 – Corte di Cassazione – sezione II penale – simulazione dei presupposti per l’ottenimento di erogazioni pubbliche, esimendosi dall’obbligo di farsi carico in proprio di una determinata quota d’investimento, di fatto addossata interamente al soggetto pubblico – falsificazione di assegni, fatture e dichiarazioni di responsabilità – applicazione di misure cautelari interdittive – impugnabilità mediante appello delle ordinanze che applicano una misura cautelare interdittiva in materia di responsabilità da reato delle persone giuridiche e delle società – inosservanza del termine per la decisione dell’appello contro provvedimenti in materia di misure cautelari – mancanza di termini perentori per la decisione in coerenza con la natura del procedimento – rispetto del principio di gradualità nell’applicazione delle misure cautelari – inapplicabilità quale misura cautelare di sanzione interdittiva non prevista in sede di condanna per il tipo di illecito contestato.
26 Febbraio 2007 – sentenza – Tribunale di Milano – giudice per le indagini preliminari dr.ssa Cerreti – reato di aggiotaggio su strumenti finanziari a carico di soggetti apicali in seno all’ente – responsabilità amministrativa dell’ente per non aver adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi – individuazione del nesso di collegamento tra fatto costituente reato e responsabilità dell’ente – coinvolgimento dell’ente nella condotta delittuosa dei soggetti apicali che hanno agito nell’interesse, dello stesso procurando un profitto di rilevante entità – responsabilità ex D.Lgs. 231/01 come “responsabilità diretta” in quanto derivante da un fatto proprio dell’ente (deficit dell’organizzazione dell’impresa) e autonoma rispetto alla responsabilità dell’autore del reato – costituzione di parte civile della Consob nei confronti di tutti gli imputati persone fisiche – utilizzabilità della relazione Consob, delle registrazioni delle conversazioni telefoniche nonché delle dichiarazioni rese da coloro che successivamente sono stati iscritti nel registro degli indagati nel rispetto del diritto di difesa – estensione della rilevanza del concetto di interesse fino a ricomprendervi quella di “interesse di gruppo”.
10 Gennaio 2007 (ud. 21 dicembre 2006) – sentenza n. 316 – Corte di Cassazione – sezione II penale – truffa aggravata e indebito conseguimento di agevolazioni finanziarie ex L.488/1992 – profitto del reato – sequestro preventivo per equivalente – sussumibilità del fatto in una determinata ipotesi di reato – comparazione fra il valore dei beni confiscabili e il valore di quelli sequestrabili – erogazione di finanziamenti pubblici ottenuti mediante artifici o raggiri – consumazione del reato di truffa al momento dell’effettiva percezione delle somme – fattispecie di truffa a consumazione prolungata – inapplicabilità della confisca e del sequestro per equivalente in relazione a somme percepite anteriormente all’entrata in vigore del D.Lgs. 231/01 – obbligo del cessionario dell’azienda al solo pagamento della sanzione pecuniaria, con esclusione della confisca – sequestro preventivo di quote sociali.
11 Dicembre 2006 – sentenza – Tribunale di Milano – sezione IV penale – corruzione finalizzata all’illecita aggiudicazione di gare d’appalto e all’illecita assegnazione di lavori con la procedura della somma urgenza – interesse o vantaggio dell’ente come presupposto per l’applicazione della sanzione all’ente – casi di riduzione della sanzione pecuniaria – risarcimento del danno – adozione di un modello organizzativo idoneo nonché compatibile con la previsione normativa – condizioni per l’applicazione di sanzioni interdittive – necessità che le condotte penalmente rilevanti abbiano comportato per le società un profitto di rilevante entità o si sia verificata reiterazione degli illeciti – nozione di profitto – valutazione della rilevante entità del profitto – criteri per l’individuazione del valore e del numero delle quote – confisca per equivalente del profitto del reato – quantificazione del profitto del reato.
2 Ottobre 2006 – (c.c. 23 giugno 2006) – sentenza n. 32627 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione volti all’aggiudicazione di appalti – complicità di funzionari amministrativi – revoca della misura cautelare interdittiva e interesse a impugnare della società – esigenze cautelari – concreto pericolo di commissione di illeciti della stessa indole – modalità e circostanze del fatto – personalità dell’ente – valutazione dello stato dell’organizzazione dell’ente – presenza di elementi idonei a far dubitare dell’attitudine della società a porre in essere illeciti della stessa specie di quello contestato – discostamento dalla ratio del D.Lgs. 231/01 se il giudice impone l’adozione di un modello organizzativo alla società.
2 Ottobre 2006 – (c.c. 23 giugno 2006) – sentenza n. 32626 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – applicazione di misure cautelari interdittive ex art. 45 d.lgs. 231/01 in ordine agli illeciti amministrativi previsti dagli artt. 24 e 25 d.lgs. cit., dipendenti dai reati di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, comma 2, n. 1 c.p.) e di corruzione (art. 319, art. 321c.p.) commessi nell’interesse delle stesse società – revoca della misura cautelare interdittiva e interesse a impugnare della società – omessa indicazione del nominativo del legale rappresentante della società – valutazione prognostica sulla futura applicazione della sanzione interdittiva – nozione di profitto di rilevante gravità – vantaggi economici anche non immediati comunque conseguiti attraverso la realizzazione dell’illecito – motivazione dell’ordinanza cautelare per relationem all’ordinanza cautelare personale – individuazione autonoma dei gravi indizi di responsabilità dell’ente – ambito di valutazione dei gravi indizi di responsabilità dell’ente – rapporto dell’ente con l’autore del reato – interesse o vantaggio dell’ente – interesse esclusivo proprio dell’autore del reato o di terzi.
22 Febbraio 2006 – sentenza – Corte dei Conti – sezione giurisdizionale per la Regione Lombardia – indebita percezione di tangenti finalizzata all’aggiudicazione dell’appalto e all’annullamento della gara europea già bandita – triplice danno erariale a seguito della commissione del reato – risarcimento del danno ed eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato – competenza della Corte dei Conti nei giudizi di responsabilità amministrativo/contabile in caso di qualifica di pubblico dipendente del convenuto – attribuzione al giudice contabile dei giudizi di responsabilità amministrativa – condanna dei convenuti anche al risarcimento del danno da disservizio, inteso come pregiudizio patrimoniale effettivo, concreto e attuale – danno all’immagine della Pubblica Amministrazione come danno esistenziale, ossia danno patrimoniale non reddituale.
7 Dicembre 2005 – (ud. 19 ottobre 2005) – sentenza n. 44992 – Corte di Cassazione – sezione VI penale – sanzioni interdittive applicate agli enti responsabili per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato quando l’ente abbia tratto dal reato un profitto di rilevante entità e il reato sia stato commesso da soggetti in posizione apicale o da soggetti sottoposti all’altrui direzione, quando la commissione del reato sia stata determinata o agevolata da gravi carenze amministrative – richiesta la presenza di un profitto certo e rilevante, anche se non esattamente quantificato – rilevanza in re ipsa del profitto dell’ente che partecipa a numerose gare con assegnazione di appalti pubblici, avuto riguardo alle caratteristiche e alle dimensioni dell’impresa – contestazione della nomina del commissario giudiziale senza attenersi alle previsioni di cui all’art. 581 c.p.p. lett. c) e art. 591, c.1, lett. c), c.p.p.
18 Aprile 2005 – ordinanza – Tribunale di Bari – giudice per le indagini preliminari dr. De Benedictis – reati di cui agli artt. 21, 24 e 25 del D.Lgs. 231/01 in relazione ai delitti di cui agli artt. 640, c. 2 n.1 e 319 c.p. – sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di coloro che sono accusati di aver commesso gravi delitti contro la Pubblica Amministrazione in favore delle due Società coinvolte – presupposti per l’applicazione di misura cautelare interdittiva – interdizione dall’esercizio di ogni attività per ciascuno dei due enti per il termine massimo di legge – nomina di commissario giudiziale autorizzato al compimento di qualsiasi atto di ordinaria amministrazione per il proseguimento dell’attività di ambedue gli enti – inesistenza di modelli di organizzazione al tempo di commissione dei reati in oggetto – impossibilità per l’ente d’invocare la causa di esclusione di cui all’art. 6 – caratteristiche dei modelli organizzativi al fine della loro efficacia.
10 Febbraio 2005 – ordinanza – Tribunale di Torino – giudice dell’udienza preliminare dr. Perelli – opposizione proposta nell’udienza preliminare dalla difesa della Società circa la modifica della contestazione, a mente dell’art. 423, c.1 c.p.p. relativamente a un illecito amministrativo asseritamente connesso a norma dell’art. 12, lett b) c.p.p. – disposizioni di carattere generale del procedimento di accertamento e applicazione delle sanzioni amministrative ex artt. 34 e 35 D.Lgs. 231/01 – osservanza, oltre alle norme speciali previste ex D.Lgs. 231/01, anche di quelle del codice di procedura penale e delle disposizioni processuali relative all’imputato in quanto compatibili – esame delle condizioni di attribuzione della responsabilità amministrativa all’ente – disattendimento dell’opposizione alla modifica presentata dalla difesa.
11 Gennaio 2005 – parere – Consiglio di Stato – sezione III – richiesta di parere formulata dal Ministero per le Attività Produttive in materia di applicazione delle misure cautelari interdittive previste dagli artt. 45 e seguenti del D.Lgs. 231/01 – definizione della portata di tali misure ed effetti per le società controllate o partecipate -effetti per le associazioni temporanee di imprese, per i gruppi europei di interesse economico e per i consorzi stabili di imprese – applicabilità a contratti già conclusi – applicabilità a contratti di service – non estensione alle partecipate e/o controllate del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione a seguito di provvedimento riferito alla sola capogruppo – responsabilità di altre società rientranti nel gruppo ipotizzabile solo quando sia dimostrato che i rispettivi soggetti in posizione apicale o i rispettivi dipendenti hanno contribuito alla commissione del reato in concorso con quelli della capogruppo e sempre che la singola società non possa produrre la prova liberatoria prevista dal citato primo comma dell’art. 6 d.lgs. cit. – nozione “ampia” di Pubblica Amministrazione, inclusiva di tutti i soggetti, ivi compresi i privati concessionari di servizi pubblici, le imprese pubbliche e gli organismi di diritto pubblico, che sono chiamati ad operare nell’esercizio di una pubblica funzione – bene giuridico protetto col divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione. identificato nell’autorità e nel prestigio della Pubblica Amministrazione.
20 Dicembre 2004 – ordinanza – Tribunale di Milano – sezione competente in materia di impugnazione di provvedimenti cautelari – responsabilità ex art. 25 D.Lgs. 231/01 in relazione alla commissione dei delitti di cui agli artt. 81 cpv, 319, 321, 319-bis c.p. – presupposti per l’applicazione di misura cautelare interdittiva – prosecuzione dell’attività svolta dall’ente ad opera di commissario giudiziale in luogo dell’applicazione della misura interdittiva – gravi indizi di colpevolezza a carico dell’ente – pericolo di commissione di illeciti della stessa indole di quelli per cui si procede – adozione di modelli organizzativi post-factum e dunque privi di rilievo impeditivi della responsabilità dell’ente – applicazione del D.Lgs. 231/01 ai gruppi societari – esame dell’interesse o vantaggio per l’ente in relazione al caso di specie – criteri di scelta delle misure ex art. 45 d.lgs. cit. – proporzione e adeguatezza delle stesse.
28 Ottobre 2004 – ordinanza – Tribunale di Milano – sezione competente in materia di impugnazione di provvedimenti cautelari – misura cautelare del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione – mancata adozione da parte dell’ente di modello organizzativo idoneo a evitare reati della specie di quelli verificatisi – interazione tra idoneità dei modelli e attribuzione della responsabilità all’ente – circostanze successive alla commissione del reato – mancanza di collaborazione sotto il profilo dell’inadempienza degli obblighi successivi alla scoperta del reato – competenza dell’autorità giudiziaria italiana in caso di illecito amministrativo a carico di società straniera operante in Italia – pericolo di commissione di illeciti della stessa indole, anche stante la natura transnazionale dell’ente – requisiti previsti per l’applicazione delle sanzioni interdittive – esame dei presupposti per la sospensione delle misure cautelari ex art. 17 D.Lgs. 231/01.
26 Ottobre 2004 – sentenza – Tribunale di Lucca – giudice dell’udienza preliminare dr. Dal Torrione – responsabilità amministrativa dell’ente in relazione al reato di cui agli artt. 81 cpv, 319, 321, 322 c.p. – interesse e vantaggio dell’ente nei reati commessi da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dello stesso – entità della colpevolezza dell’ente legata alla posizione rivestita dal reo all’interno della struttura dell’ente – inversione dell’onere della prova a carico dell’ente – obbligo per l’ente di dimostrare di essersi adoperato per prevenire la commissione di tali reati – confisca ex art. 19 D.Lgs. 231/01 del prezzo o profitto del reato – casi di riduzione della sanzione pecuniaria – riparazione delle conseguenze del reato.
20 Settembre 2004 – ordinanza – Tribunale di Milano – giudice per le indagini preliminari dr. Secchi – commissione dei reati di cui agli artt. 81 cpv, 319, 321, 319-bis, c.p.v. (contestati all’ente ex art. 25 c. 3 D.Lgs. 231/01) nonché agli artt. 81 cpv, 110, 640 c. 2, n. 1 c.p. (contestati all’ente ex art. 24 c. 1 e 2 d.lgs. cit. ) – omessa predisposizione prima della commissione del fatto di modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi e, comunque, omessa adeguata vigilanza sull’osservanza del modello – elencazione delle caratteristiche peculiari dei modelli di organizzazione – assenza di un interesse elusivo proprio o di terzi nel perseguimento del quale i soggetti apicali avrebbero agito – interesse o vantaggio per l’ente indipendentemente dal conseguimento concreto di un vantaggio – applicazione del D.Lgs. 231/01 in presenza di gruppi societari – esigenze cautelari interdittive – prosecuzione dell’attività da parte di un commissario giudiziale in luogo dell’interdizione dell’esercizio dell’attività – sospensione delle misure cautelari ex art. 49 d.lgs. cit. in seguito agli adempimenti di cui all’art. 17 d.lgs. cit.
20 Aprile 2004 – ordinanza – Tribunale di Vibo Valentia – giudice per le indagini preliminari dr. Bonagura – reati di cui all’art. 640 c.p. commessi dall’amministratore nell’interesse o vantaggio della società – utilizzo da parte della società di fatture per operazioni inesistenti al fine di documentare falsamente l’effettuazione di spese per la realizzazione di opere e l’acquisto di beni e ottenere così finanziamenti indebiti – interesse o vantaggio per l’ente – gruppi societari – esigenze cautelari in relazione al concreto pericolo che possano ripetersi episodi della stessa indole – adozione di modelli di organizzazione idonei – misure cautelari interdittive della revoca dei finanziamenti – annotazione dell’illecito amministrativo nel registro di cui all’art. 335 c.p.p.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.